Questo romanzo vive, pagina per pagina, ora per ora, della luce del paesaggio aspro e scosceso dell'entroterra ligure nell'estremo suo lembo di Ponente, al confine con la Francia.
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La voce narrante è quella di un marinaio che non prova nessuna impazienza d'un nuovo imbarco (patisce il male del ferro, l'angoscia che la lamiera dei cargo trasmette durante le lunghe traversate) ma anche se ama la sua terra più del mare, la gioia che ne trae gli sa sempre d'amaro. Come seguendo una tacita morale libertaria, il protagonista si rifiuta di giudicare il modo in cui ogni individuo spende la propria vita; ma vorrebbe comprendere cos'è quella spinta di autodistruzione che si sente nell'aria.